Il contesto
La rappresentatività all’interno dei consorzi è oggi normata dal D.Lgs 61/2010, che prevede l’ammissione di viticoltori singoli o associati, di vinificatori e di imbottigliatori. Questi possono votare in misura ponderale alla quantità prodotta nella precedente campagna vendemmiale e se il consorziato svolge più di una funzione i voti si cumulano. Ciò ha portato al dominio delle cooperative di primo e secondo grado nei consorzi più importanti.
Altro problema è quello degli organismi di vigilanza e certificazione. Capita spesso infatti che Presidenti e Direttori di consorzi siano nel CDA di questi ultimi, e che quindi governino anche il sistema dei controlli.
Le richieste FIVI
Quello che FIVI propone per risolvere il problema e far tornare vivace la vita all’interno dei consorzi è che le votazioni nell’assemblea debbano continuare a contare sulla maggioranza della produzione, ma che, accanto a questa maggioranza, debba aggiungersi una coerente percentuale di attori della filiera, che FIVI ha identificato nel 40% degli iscritti al Consorzio. La richiesta è anche che le deleghe vengano raccolte in occasione di ogni assemblea.
Quello che FIVI chiede è anche di creare una separazione netta fra gli organismi di amministrazione e quelli di controllo istituendo il divieto di cumulo di cariche. Per evitare ogni problema FIVI chiede l’istituzione di un intervallo minimo di 5 anni fra la cessazione del ruolo all’interno dei consorzi e la possibilità di diventare amministratore o dirigente di un organismo di controllo.
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