Il contesto
Nel 2015 era in discussione il nuovo Testo Unico della Vite e del Vino. Fivi ha puntualmente fatto presente le proprie richieste all’allora Ministro Maurizio Martina.
Le richieste FIVI
Diverse e articolate le richieste fatte al Ministero:
– condivisione dei dati raccolti fra i diversi enti coinvolti nei controlli delle aziende
– istituzione di un ufficio centrale che decida in tema di etichette
– definizione restrittiva del concetto di vitigno autoctono
– una rete internet adeguata a sostegno dei registri digitali
– la deroga per i produttori vinificatori in proprio sotto i 300 hl
– istituto della diffida
– modifica del meccanismo di voto nei Consorzi
Aggiornamento
Sul finire del 2016 il Testo Unico è stato approvato, accogliendo in parte le istanze della FIVI. In particolare l’istituto della diffida e il Registro Unico dei Controlli, che crea un raccordo tra le diverse autorità che operano nel sistema dei controlli, in modo da evitare visite doppie nella stessa cantina.
A proposito della definizione di vitigno autoctono la FIVI ha ottenuto che non fosse indicato come autoctono qualsiasi varietà coltivata in Italia, una definizione inutile e fuorviante, ma che tale accezione avesse riferimento solo ai vitigni di cui sia dimostrata l’origine esclusiva in Italia.
Per approfondire:
Testo Unico del Vino, serve più coraggio
Dematerializzazione dei registri vitivinicoli: le richieste della FIVI
Testo Unico del Vino: FIVI soddisfatta solo a metà